mercoledì 25 maggio 2016

Visita guidata ad Ostuni

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di Paolo CazzollaGaia GraviliLorenzo Mazzotta e Lucia Tardio (classi 1^ A e 1^ D, scuola "G. Abbate")

Venerdì 20 maggio, accompagnati dai professori Arnesano, CazzollaFrisenna, Malandugno, PecereQuarta, le classi prime della scuola "Gennaro Abbate" si sono recate ad Ostuni.

Insieme ai nostri compagni abbiamo visitato anzitutto il Museo Archeologico.
Il Museo fu inaugurato il 14 Maggio del 1989 nell’ex monastero Carmelitano di S. Maria Maddalena dei Pazzi, con l’annessa Chiesa di S. Vito Martire, restaurata e riaperta nel 2011. Il museo ospita un gran numero di calchi che rappresentano i corpi di antichi uomini preistorici e anche di individui vissuti in età medievale, provenienti da contesti archeologici differenti. All’interno della Chiesa di S. Vito Martire sono stati esposti corredi e tombe risalenti all’età Messapica, venute alla luce nella zona del Foro Boario.
 Il Parco archeologico e naturalistico di S. Maria D’Agnano si trova a circa 2 km di distanza dal paese. In questo sito sono state rivenute testimonianze che dimostrano una frequentazione cultuale legata ad una figura femminile, dal Paleolitico Superiore sino all’età Cristiana. La grotta è stata scoperta dal prof. Donato Coppola che nel 1991 ha condotto degli scavi che hanno portato al ritrovamento della gestante di Ostuni, nota scientificamente come reperto “Ostuni 1”. La donna era ornata da bracciali di conchiglie forate, un copricapo, strumenti in pietra e resti che rimandano ad una ritualità che fa pensare agli studiosi ad una divinazione della defunta. L’analisi dei resti antropologici ha consentito di ricostruire per la giovane donna una corporatura possente e muscolosa. Era alta circa 1,70 m. e il suo volto presentava  tratti regolari e compatti con orbite a finestra rettangolari e una dentatura quasi perfetta, sebbene usurata da tracce di masticazione dovute probabilmente all’attività di masticazione della pelle. Il suo scheletro risalente a 28.000 anni fa, fu ritrovato insieme ai resti di un feto di otto mesi e circondato da resti di ossi di cavallo e uri (antenati del bue domestico). Il corpo della donna, “la mamma” più antica del mondo, unico ritrovamento nel suo genere,  fu trovato in posizione rannicchiata con la mano sinistra posta sotto il cranio e la mano destra appoggiata sul ventre, come a proteggere la creatura mai nata. Il rito funebre prevedeva veniva l’accensione di  un focolare e la deposizione del corpo in una fossa; la donna è stata cosparsa di ocra per ravvivare il volto.









Nel museo erano posti sotto protezione i frammenti di diversi oggetti risalenti al passato, tra cui vasi e pietre ritrovate spesso in luoghi in cui sono state fatte delle scoperte, tra cui il Parco Archeologico, luogo successivamente visitato da noi in cui l’archeologo Coppola ci ha spiegato la storia del ritrovamento della “Mamma di Ostuni”. 






L'aspetto straordinario della scoperta è il fatto che la donna fosse intorno alla 35º settimana di gravidanza. È stato inoltre rinvenuto lo scheletro del feto, con le ossa ben formate; pertanto al museo abbiamo appreso alcune conoscenze relative agli esseri umani preistorici e al contesto ambientale in cui vivevano. 








Grazie agli scavi, siamo arrivati a sapere della presenza di ornamenti come bracciali, orecchini e copricapi realizzati in conchiglie, nei quali possiamo dedurre una significativa importanza dal fatto che venivano sepolti assieme alla persona morta in segno di devozione nei confronti del defunto da parte della sua tribù. Abbiamo anche avuto l’opportunità di osservare le piccole sculture delle Veneri, anch’esse deposte nella tomba delle donna. Erano delle sculture costruite nella maggior parte dei casi in terracotta e le due caratteristiche principali erano: un seno prosperoso e una pancia da gravida in segno di fertilità. 


Inoltre abbiamo potuto osservare al museo, una fantastica ricostruzione in calco di una caverna con  al suo interno una donna che dormiva con un copricapo realizzato in conchiglie bianche molto decorose e degli ornamenti sul polso simili agli odierni braccialetti in perle.










In seguito siamo andati al Parco Archeologico di Santa Maria d'Agnano, dove è stata rinvenuta la "mamma di Ostuni".
Sulla tomba della donna, in età medievale, è stata costruita una piccola cappella dedicata alla Madonna, però realizzata su un tempio preesistente dalle modeste dimensioni dedicato al culto di Demetra, dea della fertilità secondo il Paganesimo. Nella cappella c’era anche un affresco in onore della Madonna realizzato qualche decennio o qualche secolo dopo la costruzione della cappella.











Abbiamo visto gli archeologi al lavoro!




(Il prof. Coppola ci spiega come è stata rinvenuta la "mamma di Ostuni").










Sempre nel Parco Archeologico abbiamo visto una casa preistorica: era molto piccola rispetto alle case odierne ed era formata da una sola stanza; nelle vicinanze vi era anche uno spazio che fungeva da luogo di incontro delle tribù composte da massimo 70 persone. Nel parco vi erano anche delle colline: su di esse, spesso avveniva la caccia per sfamare la tribù. Solo in alcuni casi la caccia era un compito anche femminile, poiché veniva riservato agli uomini il compiti di portare il cibo a casa, mentre le donne dovevano restare a casa ad accudire i figli.







Conclusa la nostra entusiasmante visita didattica presso Ostuni, la “Città Bianca”, siamo rientrati a scuola in orario scolastico.
Secondo noi questa “avventura” è stata a dir poco meravigliosa, ma allo stesso tempo istruttiva, perché siamo riusciti a scoprire com’era organizzata la vita quotidiana nell’antichità e immaginare come con poco i nostri antenati riuscissero a soddisfare i propri bisogni.



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