martedì 31 maggio 2016

Visita all’ORTO BOTANICO dell’Università di Lecce

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Gli alunni della classe 3^ C della scuola "Collodi"




Il giorno 19 maggio siamo andati a visitare l’ORTO BOTANICO dell’Università di Lecce. Che emozione! E’ sempre bello partire insieme con le maestre alla scoperta di qualcosa di nuovo e interessante sicuramente. Ma questa volta ci siamo sentiti importanti, si andava all’Università! Lungo il percorso eravamo felici e impazienti di arrivare perché la maestra ci aveva anticipato qualcosa  ed eravamo curiosi di esplorare l’Orto. Quando siamo arrivati, due guide ci hanno accolti e introdotti in un’oasi di verde in mezzo ai grandi edifici delle diverse facoltà. Quante piante, alberi, frutti tipiche della macchia mediterranea. Fabiola, la nostra guida, ci ha detto che quel luogo nel 1994 era una cava di pietra di tufo e una ricercatrice dell’università aveva pian piano, con cura e amore trasformato quel luogo arido in VITA. Sì, perché le piante, gli alberi sono la nostra vita e se non ci fossero non vivremmo. Per questo aveva creato l’orto per salvaguardare le piante in estinzione e far capire l’importanza delle piante che ci danno ossigeno, nutrimento e rinsaldano il terreno con le loro radici evitando frane, soprattutto in montagna. La ricercatrice era lì con noi  e con quanta cura, delicatezza sfiorava le piante. Noi non le avevamo mai guardate come ci ha mostrato la dottoressa, le abbiamo strappate incuranti senza pensare e sapere la loro importanza. Dopo con un grande cartellone ci hanno mostrato le parti del fiore e del frutto e noi “armati” dei nostri taccuini abbiamo preso appunti. Quante parole interessanti: antera, sepali, filamenti, stigma, ricettacolo, stelo, ovario, ovulo  per il fiore; polpa, seme, nocciolo per i frutti. Noi pensavamo che i frutti fossero solo quelli che mangiamo sempre, invece tutte le piante, anche quelle piccole spontanee, hanno il frutto. Infatti siamo andati alla ricerca del frutto delle piante spontanee e le abbiamo selezionate in una scatola chiamata CARPOTECA che custodiamo gelosamente in classe. Abbiamo anche giocato con le immagini dei frutti, le abbiamo incollate su di  un cartellone dove una poesia rappresentava le quattro stagioni:








Siamo andati anche a visitare lo stagno. Bellissimo, con la sua vegetazione! Rane e girini che saltavano da una parte all’altra. Che bello! Eravamo sbalorditi ed entusiasti. Infine siamo andati a fare merenda all’interno dell’Università dove ci attendeva un lungo tavolo pieno di piattini con spicchi di mele. Che buone, le abbiamo mangiate con più gusto! Abbiamo anche visto gli “scienziati” con i camici bianchi. Noi li abbiamo chiamati così, la maestra ci ha detto che erano i ricercatori Due simpatici cani hanno accompagnato la nostra visita, ci scortavano e ci hanno guidato per tutto il percorso silenziosi ed educati. E’ stata una esperienza interessante che certamente non dimenticheremo e da grande vorremo tornarci e chissà forse indosseremo un camice bianco per ricercare cose nuove utili alla nostra vita.




















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lunedì 30 maggio 2016

La nostra compagna Maria Monticchio premiata dall'ANSI

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La nostra compagna Maria Monticchio (classe II A della scuola "G. Abbate") è stata premiata dall'A.N.S.I. (Associazione Nazionale Sottufficiali d'Italia) di Trepuzzi grazie ad un bel testo sul seguente tema:

L’Occidente è percorso da masse di persone che si spostano da un continente all’altro, in cerca di lavoro, di una migliore sistemazione, di un posto dove poter vivere. Esponi nella forma testuale che preferisci la tua opinione su questo argomento, considerando che i migranti sono una risorsa importante per i Paesi Europei e non devono essere trattati con disprezzo.


Ecco il testo:

Da qualche anno, migliaia di migranti partono dall’Africa e sbarcano lungo le coste della Sicilia alla ricerca di situazioni di vita dignitose. Essi accettano di imbarcarsi anche in condizioni disumane, perché sono esasperati dalle guerre e dall’estrema povertà in cui vivono. Pagano gli scafisti a peso d’oro, pur di cominciare il viaggio della speranza in barche affollate a dismisura. A causa del mare mosso e delle precarie condizioni di viaggio, durante il tragitto rischiano di morire e tra di loro numerosi sono le donne e bambini. Spesso accade che i barconi si rovescino  e vengano inghiottiti dal mare. Qualche sopravvissuto racconta di essersi aggrappato ai cadaveri dei propri compagni di viaggio in attesa dei soccorsi. Queste morti pesano sulle nostre coscienze, non solo perché sono cosi numerose, ma perché la nostra ricca società occidentale, da quando è stata scoperta l’America ad oggi, sfrutta e opprime l’Africa in ogni modo. Inoltre spesso resta indifferente di fronte alle condizioni  di vita di quelle persone che fuggono dalle situazioni di povertà e di degrado che “noi ricchi” abbiamo provocato. Spesso sono anche guerre volute per gli interessi economici dei cosiddetti “paesi ricchi”. In Italia molti politici accusano gli immigrati di “invasione”. In realtà l’Italia è solo un approdo per poi proseguire il viaggio verso altre nazioni come la Francia, la Germania o i paesi del Nord Europa, dove c’è più possibilità di  trovare lavoro. Spesso si aprono dibattiti in Europa su come arginare il fenomeno degli sbarchi clandestini e si giunge a considerare l’espulsione come uno strumento per scoraggiare i tentativi di raggiungere le nostre coste. Secondo me non si salvano le vite irrigidendo le frontiere, come l’esperienza americana e italiana ci hanno dimostrato. Credo che i politici facciano ciò per vari motivi, il primo per mettersi in mostra, per far crescere il proprio elettorato facendo finta di occuparsi del problema, ma danno solo l’impressione di essere “cattivi razzisti”. Altri politici invece cercano di trattenerli per sfruttare i finanziamenti che la Comunità Europea elargisce per accudire gli immigrati, in realtà non lo fanno come dovuto. I signori che si comportano in questo modo non fanno altro che creare ansie, disaccordo e disorientamento nella popolazione. Io credo invece che una classe politica onesta dovrebbe affrontare il problema seriamente e con programmazione. Credo che bisognerebbe soccorrere queste ondate umane di disperati.  Molte associazioni sono chiamate ad occuparsi di queste persone e della loro accoglienza: Medici senza frontiere ha lanciato la campagna “milioni di passi” dedicata alle persone in fuga da guerre, violenza e povertà, con un appello all’opinione pubblica e ai governi perché sia restituita umanità al tema delle migrazioni forzate e venga garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita. Ma se è dovere sociale e politico salvare ed accogliere queste vite, non finisce qui: è opportuno istruire i nuovi ospiti al rispetto di leggi, tradizioni, religioni perché siano consapevoli che sono stati accolti in Italia, dove regna uno stato sovrano che merita rispetto quanto lo merita la sua brava gente.  E’ importante che gli immigrati vengano inseriti nel nostro tessuto sociale ed è importante valorizzare le singole capacità individuali perché possano diventare non un peso, ma una risorsa per l’Europa. Naturalmente l’unica legge a prevalere è quella dell’egoismo individuale. Questo non ci fa onore e permette che fioriscano, oltre al terrorismo, squallori criminali e mafiosi.  L’origine di questo male è dovuto non solo agli errori di chi ci governa, ma anche al nostro stesso comportamento. A volte continuiamo a considerare le comunità di immigrati come estranee e separate rispetto alla nostra vita sociale. Anche nelle occasioni di condivisione che la vita quotidiana ci offre come la scuola, il tempo libero, tendiamo ad essere insofferenti e indifferenti nei loro confronti.  Ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe impegnarsi concretamente, fermandosi a salutare il nostro fratello o sorella immigrati; accogliendo chi tra loro bussa alla porta di casa nostra, rivolgendoci a loro con rispetto; visitando e sostenendo associazioni e comunità che accolgono le donne vittime dello sfruttamento sessuale.  Perciò apriamoci all’ospitalità e all’accoglienza, all’integrazione, evitando di cadere nella paura e nell’odio generalizzato, perché non tutte le persone provenienti da altri paesi sono dei criminali.  Una generosa collaborazione tra i singoli e le istituzioni aiuterà ad affrontare il problema, perché niente può giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale, considerando che i fenomeni migratori sono presenti da quando è iniziata la storia dell’uomo ed hanno caratterizzato da sempre le relazioni tra popoli e nazioni.




Complimenti Maria!







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sabato 28 maggio 2016

Incontri conclusivi del progetto sul cyberbullismo

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Nei giorni 26 e 27 maggio 2016 la nostra scuola ha ospitato le giornate conclusive del progetto I pericoli della rete e il cyberbullismo gestito dall'avvocatessa Barbara Rodio.


Il 26 maggio, dalle ore 15.30 alle 16.30, l'avvocatessa Rodio ha esposto una sintesi del suo progetto ai genitori del comprensivo.




Il 27 maggio, dalle ore 10.30 alle ore 11.30, tutte le classi della scuola secondaria hanno potuto assistere all'intervento della dott.ssa Anna Chiara Elia, psicologa clinica, sul tema Conseguenze psicologiche del bullismo e del cyberbullismo.






La nostra dirigente, la dott.ssa Gerarda Elvira Marra, ha espresso la sua soddisfazione per l'iniziativa intrapresa considerato soprattutto l'elevato livello di soddisfazione degli studenti riguardo gli argomenti trattati.












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mercoledì 25 maggio 2016

Visita guidata ad Ostuni

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di Paolo CazzollaGaia GraviliLorenzo Mazzotta e Lucia Tardio (classi 1^ A e 1^ D, scuola "G. Abbate")

Venerdì 20 maggio, accompagnati dai professori Arnesano, CazzollaFrisenna, Malandugno, PecereQuarta, le classi prime della scuola "Gennaro Abbate" si sono recate ad Ostuni.

Insieme ai nostri compagni abbiamo visitato anzitutto il Museo Archeologico.
Il Museo fu inaugurato il 14 Maggio del 1989 nell’ex monastero Carmelitano di S. Maria Maddalena dei Pazzi, con l’annessa Chiesa di S. Vito Martire, restaurata e riaperta nel 2011. Il museo ospita un gran numero di calchi che rappresentano i corpi di antichi uomini preistorici e anche di individui vissuti in età medievale, provenienti da contesti archeologici differenti. All’interno della Chiesa di S. Vito Martire sono stati esposti corredi e tombe risalenti all’età Messapica, venute alla luce nella zona del Foro Boario.
 Il Parco archeologico e naturalistico di S. Maria D’Agnano si trova a circa 2 km di distanza dal paese. In questo sito sono state rivenute testimonianze che dimostrano una frequentazione cultuale legata ad una figura femminile, dal Paleolitico Superiore sino all’età Cristiana. La grotta è stata scoperta dal prof. Donato Coppola che nel 1991 ha condotto degli scavi che hanno portato al ritrovamento della gestante di Ostuni, nota scientificamente come reperto “Ostuni 1”. La donna era ornata da bracciali di conchiglie forate, un copricapo, strumenti in pietra e resti che rimandano ad una ritualità che fa pensare agli studiosi ad una divinazione della defunta. L’analisi dei resti antropologici ha consentito di ricostruire per la giovane donna una corporatura possente e muscolosa. Era alta circa 1,70 m. e il suo volto presentava  tratti regolari e compatti con orbite a finestra rettangolari e una dentatura quasi perfetta, sebbene usurata da tracce di masticazione dovute probabilmente all’attività di masticazione della pelle. Il suo scheletro risalente a 28.000 anni fa, fu ritrovato insieme ai resti di un feto di otto mesi e circondato da resti di ossi di cavallo e uri (antenati del bue domestico). Il corpo della donna, “la mamma” più antica del mondo, unico ritrovamento nel suo genere,  fu trovato in posizione rannicchiata con la mano sinistra posta sotto il cranio e la mano destra appoggiata sul ventre, come a proteggere la creatura mai nata. Il rito funebre prevedeva veniva l’accensione di  un focolare e la deposizione del corpo in una fossa; la donna è stata cosparsa di ocra per ravvivare il volto.









Nel museo erano posti sotto protezione i frammenti di diversi oggetti risalenti al passato, tra cui vasi e pietre ritrovate spesso in luoghi in cui sono state fatte delle scoperte, tra cui il Parco Archeologico, luogo successivamente visitato da noi in cui l’archeologo Coppola ci ha spiegato la storia del ritrovamento della “Mamma di Ostuni”. 






L'aspetto straordinario della scoperta è il fatto che la donna fosse intorno alla 35º settimana di gravidanza. È stato inoltre rinvenuto lo scheletro del feto, con le ossa ben formate; pertanto al museo abbiamo appreso alcune conoscenze relative agli esseri umani preistorici e al contesto ambientale in cui vivevano. 








Grazie agli scavi, siamo arrivati a sapere della presenza di ornamenti come bracciali, orecchini e copricapi realizzati in conchiglie, nei quali possiamo dedurre una significativa importanza dal fatto che venivano sepolti assieme alla persona morta in segno di devozione nei confronti del defunto da parte della sua tribù. Abbiamo anche avuto l’opportunità di osservare le piccole sculture delle Veneri, anch’esse deposte nella tomba delle donna. Erano delle sculture costruite nella maggior parte dei casi in terracotta e le due caratteristiche principali erano: un seno prosperoso e una pancia da gravida in segno di fertilità. 


Inoltre abbiamo potuto osservare al museo, una fantastica ricostruzione in calco di una caverna con  al suo interno una donna che dormiva con un copricapo realizzato in conchiglie bianche molto decorose e degli ornamenti sul polso simili agli odierni braccialetti in perle.










In seguito siamo andati al Parco Archeologico di Santa Maria d'Agnano, dove è stata rinvenuta la "mamma di Ostuni".
Sulla tomba della donna, in età medievale, è stata costruita una piccola cappella dedicata alla Madonna, però realizzata su un tempio preesistente dalle modeste dimensioni dedicato al culto di Demetra, dea della fertilità secondo il Paganesimo. Nella cappella c’era anche un affresco in onore della Madonna realizzato qualche decennio o qualche secolo dopo la costruzione della cappella.











Abbiamo visto gli archeologi al lavoro!




(Il prof. Coppola ci spiega come è stata rinvenuta la "mamma di Ostuni").










Sempre nel Parco Archeologico abbiamo visto una casa preistorica: era molto piccola rispetto alle case odierne ed era formata da una sola stanza; nelle vicinanze vi era anche uno spazio che fungeva da luogo di incontro delle tribù composte da massimo 70 persone. Nel parco vi erano anche delle colline: su di esse, spesso avveniva la caccia per sfamare la tribù. Solo in alcuni casi la caccia era un compito anche femminile, poiché veniva riservato agli uomini il compiti di portare il cibo a casa, mentre le donne dovevano restare a casa ad accudire i figli.







Conclusa la nostra entusiasmante visita didattica presso Ostuni, la “Città Bianca”, siamo rientrati a scuola in orario scolastico.
Secondo noi questa “avventura” è stata a dir poco meravigliosa, ma allo stesso tempo istruttiva, perché siamo riusciti a scoprire com’era organizzata la vita quotidiana nell’antichità e immaginare come con poco i nostri antenati riuscissero a soddisfare i propri bisogni.



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