venerdì 26 maggio 2017

Venerdì in giallo

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L'avvocato

di Lorenzo Mazzotta

(docente tutor prof. D. Arnesano)







Robert Gameiro, noto avvocato di Parigi dei primi anni del Novecento, decise di recarsi da solo a Courmayeur, per trascorrere le sue vacanze invernali serenamente.
Erano le 22:00, quando la segretaria, il portiere e il direttore dell’hotel, al termine dell’orario di lavoro, tornavano nelle rispettive stanze alla ricerca della propria tranquillità.
La segretaria aveva una mano incerottata a causa di una ferita da taglio. I tre collaboratori incontrarono il signor Dufort, con il quale si fermarono a scambiare quattro chiacchiere. Il signor Dufort, un generale in pensione, amava dedicare il suo tempo libero a leggere giornali e ad investigare su misteriosi delitti, improvvisandosi detective. La segretaria era una donna sempre di buon umore, il direttore e il portiere erano invece più introversi e riservati.
Mentre camminavano lungo il corridoio, i tre notarono che la porta della stanza dell’avvocato Gameiro era socchiusa e che una scia di sangue fuoriusciva attraverso l’uscio. Decisero di non entrare e si affrettarono a tornare al piano inferiore per chiamare la polizia.
Il detective Dufort, che aveva stretto amicizia con Gameiro qualche giorno prima mentre prendevano un caffè al bar, dirigendosi verso la camera del suo amico, con il quale aveva appuntamento, inciampò in alcuni frammenti di vetro sparsi sul pavimento. Anche lui si accorse delle macchie di sangue provenienti dalla stanza e con preoccupazione tornò al piano di sotto per informare la direzione dell’hotel, trovando lungo le scale un fazzoletto bianco, di carta, macchiato di sangue.
Intanto sul posto era già giunta una pattuglia della polizia, assieme all’ispettore Legrand, il quale chiedeva ai vari ospiti dell’albergo informazioni sulla personalità e sulle abitudini dell’avvocato Gameiro, che risultava irreperibile.
Il pomeriggio seguente, l’ispettore di polizia riunì intorno ad un tavolo il direttore dell’albergo, il portiere, la segretaria e il generale Dufort insieme a due testimoni (la signora Masson e la signora Blanc) e il signor Dubois (fortemente sospettato).
Il direttore raccontò all’ispettore in maniera dettagliata quanto aveva visto la sera precedente mentre si trovava con i suoi colleghi. La signora Masson intervenne, rivolgendosi alla signora Blanc, chiedendole: - Ieri sera ci siamo incontrate in fondo alle scale! Ricordi?
La signora Blanc, dopo un momento di esitazione, annuì.
L’ispettore domandò: - Di cosa parlavate?
- Parlavamo del mio mal di testa, quando ad un certo punto abbiamo visto un uomo con dei guanti in pelle che camminava lungo il corridoio... - rispose la signora Blanc, volgendo il suo sguardo verso il signor Dubois.
L’ispettore era attento alla reazione di Dubois, cosicché quest’ultimo si difese, dicendo: - Ricordo di averle incontrate ieri sera, ero diretto verso la mia stanza per riposare, non dovevo incontrare l’avvocato.
Nonostante questa dichiarazione, l’ispettore aveva comunque dei sospetti su di lui.
Il detective Dufort intervenne nella conversazione, rivolgendosi alle due donne ed in particolare alla signora Blanc: - Come mai aveva fatto caso al signor Dubois se, a causa del mal di testa, non era molto lucida?
La signora Blanc rispose: - Avevo notato i suoi guanti ed una busta misteriosa.
Il detective ancora non si fidava, e ribatté con tono deciso: - Quindi sospettava di alcuni dettagli legati ad un delitto, prima ancora che accadesse?
La signora Masson intervenne in difesa dell’amica: - Non sospettavamo nulla e non eravamo attente al signor Dubois. Nel corridoio vi erano pochissime persone tra cui quest’ultimo e per questo motivo non poteva passare inosservato.
La segretaria tacque, sconvolta all’idea che il loro amico potesse essere stato vittima di un delitto; il portiere pensava alle possibili ipotesi del caso, mentre il detective Dufort annotava su un foglio di carta alcuni dettagli.
Finita la riunione, il detective Dufort tornò nella stanza di Gameiro, che era stata ispezionata dalla pattuglia della polizia. Osservando attentamente, si accorse che tra i rifiuti del cestino vi era la ricevuta di una cartolina. Ricordandosi che il signor Dubois era solito percorrere la via principale della cittadina assieme all’avvocato Gameiro, pensò che il signor Dubois avesse comprato insieme a Gameiro delle cartoline e che successivamente lo avesse incontrato nella stanza della vittima.
Il giorno dopo, il detective Dufort incontrò il signor Dubois. Il generale voleva mettere alla prova la sua innocenza, così gli chiese di aiutarlo a scoprire l’autore del delitto. Aveva intenzione di spiare nelle stanze di chi era coinvolto nell’indagine, al fine di rilevare altri indizi.
Il signor Dubois accettò, così non restava altro che stabilire un orario per mettere in atto la loro indagine privata. Il detective Dufort ed il signor Dubois, dopo cena, vennero attirati da un cattivo odore proveniente da uno sgabuzzino dove venivano conservati i prodotti per la pulizia delle stanze. Entrando, trovarono il cadavere dell’avvocato Gameiro, e dalle sue ferite intuirono che era stato ucciso con un coltello. Informarono il personale dell’albergo e telefonarono anche all’ufficio di polizia.
L’ispettore in poco tempo giunse in albergo e, osservando il cadavere di Gameiro, convenne che era stato ucciso con un coltello. Mentre la riunione volgeva al termine ed ognuno a poco a poco tornava nella propria stanza, il signor Dubois, rimasto da solo insieme all’ispettore, sfruttò l’occasione per raccontargli maggiori dettagli. L’ispettore rimase perplesso.
Il giorno seguente, l’ispettore decise di recarsi al piano di sopra dell’albergo per trovare altri indizi in prima persona. In particolare, trovò un fazzoletto macchiato di sangue sul bordo della scala, lo stesso fazzoletto che aveva trovato il detective Dufort. Percorrendo il corridoio per raggiungere lo sgabuzzino, l’ispettore inciampò in alcuni frammenti di vetro. Dopo aver ispezionato il cadavere un’altra volta, entrò nella stanza di Gameiro trovando, accanto alla scia di sangue, la ricevuta di una cartolina, una di quelle che il signor Dubois aveva comprato assieme a Gameiro. L’ispettore capì che il signor Dubois, se fosse stato il colpevole, non sarebbe stato tanto ingenuo da lasciare le proprie tracce nella stanza della vittima, così l’ispettore arrivò ad una conclusione.
Pensò che per un delitto del genere il colpevole non poteva agire da solo, e considerò anche la posizione delle testimoni, delle quali non si fidava.
Nel pomeriggio, l’ispettore Legrand riunì il signor Dubois, il detective, il direttore, il portiere, la segretaria e le testimoni. Era sicuro di sé e anche contento dei progressi dell’indagine. Rivelò la sua ipotesi, dicendo: - Il signor Dubois non è il colpevole. Trovo strano il fatto che nessuno si fosse accorto del cattivo odore proveniente dallo sgabuzzino, pertanto ritengo il signor Dufort colpevole per aver volontariamente spostato il cadavere della vittima. Il fazzoletto macchiato di sangue, presente sulle scale, usato per pulire il corpo della vittima, dovrebbe essergli sfuggito mentre metteva in atto il delitto; a mio parere non lo avrebbe tolto successivamente per paura che qualcuno lo avesse già notato, per evitare eventuali coinvolgimenti nelle riunioni. Questa mattina sono inciampato nel corridoio a causa di alcuni frammenti di vetro, che sono presenti sia vicino alla stanza di Gameiro che in altre zone del corridoio; e viste le lesioni sul corpo della vittima, ritengo che siano state l’arma del delitto. Il signor Dufort dovrebbe averli persi mentre metteva spostava il cadavere dalla stanza della vittima alla propria, e non li avrebbe raccolti per non arrivare tardi alla riunione destando sospetti. Non capisco come mai lei, signora Blanc, avesse cenato nonostante il mal di testa, sospetterei che il signor Dufort l’abbia corrotta per ottenere informazioni su Gameiro mentre si trovava a cena.
L’ispettore sbalordì tutti. Ordinò alla pattuglia di perquisire le stanze di ogni sospettato e successivamente le ipotesi si avvalorarono delle prove. La polizia trovò una grossa somma di denaro nella stanza della signora Blanc; mentre nella stanza del signor Dufort vi era una grande valigia nella quale, secondo le accuse, aveva provvisoriamente nascosto il cadavere.
Il detective Dufort era sicuro di sé, ma l’ispettore aveva intuito che se Dufort fosse stato il colpevole avrebbe dovuto conoscere molto bene la vita privata e le abitudini di Gameiro, pertanto ipotizzò una loro parentela. Il detective cedette, rivelando il movente: era l’amante della moglie della vittima. Il detective Dufort era accusato di omicidio e di corruzione per aver corrotto la signora Blanc affinché testimoniasse il falso, quest’ultima era accusata anche di falsa testimonianza. La signora Masson, pentitasi di aver difeso l’amica, decise di collaborare con la giustizia, riuscendo ad ottenere l’assoluzione. Il detective Dufort venne condannato a quindici anni e otto mesi favorito da uno sconto della pena per aver confessato il movente, la signora Blanc venne condannata a quattro anni e due mesi.
Grazie all’impegno dimostrato nell’indagine, l’ispettore ottenne una promozione. In albergo si potè continuare a respirare aria priva di misteri e gli ospiti ripresero a godere la propria vacanza in tutta tranquillità.






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