Da una pagina di giornale
(docente tutor prof. D. Arnesano)
“Trovata
morta ragazza vicino a un fiume”.
“Ma
è sconvolgente!” urlò Stella.
Dilan uscì dalla doccia correndo, con l’asciugamano intorno alla vita e i capelli pieni di schiuma.
Dilan uscì dalla doccia correndo, con l’asciugamano intorno alla vita e i capelli pieni di schiuma.
“Stella
stai bene?!”
“Io
sì, sciocco, ma questa povera ragazza ha avuto una terribile morte”
disse Stella.
“Io
sarei lo sciocco?! Mi hai fatto prendere un colpo!” continuò
Dilan, rosso per la rabbia.
“Dobbiamo
indagare, Dilan!”.
“Ma
sei pazza! Non siamo detective e poi ci starà già pensando
la polizia”.
Dopo
ore di insistenze da parte di Stella, Dilan si decise e
incominciarono le indagini il giorno seguente.
I
ragazzi andarono dai genitori della vittima. Appena suonarono alla
porta, uscì una signora anziana, vestita di nero e con gli occhi
rossi, pieni di lacrime. “Buongiorno signora!” disse Stella.
“Buongiorno,
siete ancora la polizia?” rispose la donna bruscamente.
“No, siamo giornalisti e vorremmo parlare con lei di sua figlia.”
“Entrate,
potete chiamarmi Teresa”.
Appena
entrarono in quella grande villa, si sentì un odore di candele
accese. Teresa fece accomodare i due ragazzi su due poltrone
gigantesche e cominciò a parlare, mentre Dilan prendeva appunti
su una piccola agenda.
“Maria
(questo il nome della ragazza uccisa) era l’unica persona che mi era rimasta.
Spesso tornava a casa tardissimo, piena di lividi e stanchissima.
È stato il suo ex
ragazzo, quel maledetto, perché prima del delitto avevano litigato
e, secondo me, Maria era sempre piena di lividi perché quello la picchiava.
Povera la mia Maria! Era talmente religiosa che andava tutti i giorni
in chiesa”.
A
quel punto i ragazzi chiesero l’indirizzo della casa del giovane.
Appena suonarono alla porta, Stella e Dilan vennero subito accolti da un tipo non molto alto, con qualche brufolo e i capelli in disordine.
“Oggi è la decima volta che viene la polizia!” disse il ragazzo sbuffando.
Appena suonarono alla porta, Stella e Dilan vennero subito accolti da un tipo non molto alto, con qualche brufolo e i capelli in disordine.
“Oggi è la decima volta che viene la polizia!” disse il ragazzo sbuffando.
“Siamo giornalisti” rispose Dilan con tono moderato.
Il ragazzo incominciò a parlare: “Mi chiamo Michele, sono l’ex ragazzo di Maria e vi posso giurare che non sono stato io a ucciderla. Sicuramente quella strega di sua madre vi ha raccontato del litigio avvenuto il giorno prima della sua morte. Sì, è vero, ho avuto una piccola discussione, ma ero stanco perché Maria andava tutti i giorni in chiesa, e quando la chiamavo per vederci lei diceva di non sentirsi molto bene”.
Il ragazzo incominciò a parlare: “Mi chiamo Michele, sono l’ex ragazzo di Maria e vi posso giurare che non sono stato io a ucciderla. Sicuramente quella strega di sua madre vi ha raccontato del litigio avvenuto il giorno prima della sua morte. Sì, è vero, ho avuto una piccola discussione, ma ero stanco perché Maria andava tutti i giorni in chiesa, e quando la chiamavo per vederci lei diceva di non sentirsi molto bene”.
Dilan
e Stella erano confusi: il ragazzo sembrava sincero ma, allo stesso
tempo, il suo racconto lasciava dei sospetti.
I ragazzi tornarono a casa.
“Non siamo bravi detective. Secondo me, è stato l’ex ragazzo. Non hai visto con quanta rabbia raccontava il litigio?!” disse Stella.
I ragazzi tornarono a casa.
“Non siamo bravi detective. Secondo me, è stato l’ex ragazzo. Non hai visto con quanta rabbia raccontava il litigio?!” disse Stella.
E Dilan: “Secondo me, non è stato il ragazzo... sì, è vero, c’è
un movente, ma... non so. Invece, mi insospettisce molto Teresa.
Stella, se vogliamo risolvere il caso, dobbiamo andare nel posto in
cui è stata uccisa Maria”.
Stella
annuì.
Appena
scoccò la mezzanotte, i ragazzi si recarono nel posto in cui era
stato ritrovato il corpo della vittima. Il corpo, naturalmente, non
c’era. Era rimasto solo un fossato, dove probabilmente era stata
messa Maria. Non trovarono nessun indizio, però Stella, ad un
tratto, intravide una chiesetta; corse verso la struttura,
mentre Dilan la seguiva senza sapere dove stesse andando.
La chiesa era aperta, i ragazzi entrarono, ma non c’era nessuno, quando Dilan si accorse della presenza di una piccola stanza illuminata. Aprirono la porta e videro un prete, con una croce in mano, pochi capelli e un vestito che sembrava un sacco. Il prete non si accorse della presenza dei ragazzi e così Dilan e Stella, per non farsi vedere, si nascosero. Il prete incominciò a recitare una preghiera, una specie di perdono rivolto a Dio: “...accetta le mie scuse, per favore, non volevo uccidere quella donna...”.
La chiesa era aperta, i ragazzi entrarono, ma non c’era nessuno, quando Dilan si accorse della presenza di una piccola stanza illuminata. Aprirono la porta e videro un prete, con una croce in mano, pochi capelli e un vestito che sembrava un sacco. Il prete non si accorse della presenza dei ragazzi e così Dilan e Stella, per non farsi vedere, si nascosero. Il prete incominciò a recitare una preghiera, una specie di perdono rivolto a Dio: “...accetta le mie scuse, per favore, non volevo uccidere quella donna...”.
Appena il prete ebbe pronunciata quella frase, Stella gridò: “Sei stato tu,
assassino!”.
Quando
il prete udì quelle parole, sentì il cuore in gola e, cercando di
capire da quale punto provenissero, riuscì a scoprire dove fosse
nascosta Stella. Tirò fuori un piccolo coltello e cercò di aggredire la
ragazza, colpendola sulle braccia e sulle gambe. Dilan,
spaventatissimo, si gettò sul prete, ma quello riuscì a
conficcare l'arma dritta nello stomaco, facendolo cadere a
terra, mentre emetteva un gemito di dolore. Stella urlò così forte
che attirò la polizia, che - da poco intervenuta - riuscì appena in tempo a fermare il
prete.
Stella
e Dilan furono portati in ospedale, anche se per il ragazzo non
c’erano più speranze.
Dopo
una settimana Stella fu dimessa dall’ospedale e fu chiamata dalla
polizia: “Cara ragazza, lei e il suo compagno siete stati davvero
grandi! Quel prete faceva lavorare ogni giorno la sua vittima e la maltrattava. Si trattava di un assurdo rito per liberarla dal peccato.
In questa storia, però, non c’è di mezzo solo il prete, ma anche
la madre della vittima, che, in realtà, era la matrigna. La donna
era convinta che Maria fosse posseduta da uno spirito cattivo”.
Il poliziotto appoggiò il distintivo sul tavolo, pronunciando poche parole: “Sei una di noi!”.
Stella capì che l’uomo le stava proponendo un posto di lavoro ma non lo accettò: preferì continuare la solita vita, nel ricordo di Dilan.
Il poliziotto appoggiò il distintivo sul tavolo, pronunciando poche parole: “Sei una di noi!”.
Stella capì che l’uomo le stava proponendo un posto di lavoro ma non lo accettò: preferì continuare la solita vita, nel ricordo di Dilan.
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