Sotto la stazione
Centrale a Milano si nasconde un luogo che fa tristemente parte del
nostro passato, che pochi conoscono: il BINARIO
21. Non è un binario “qualsiasi”, ma è il
luogo da cui ebbe inizio
l’orrore della Shoah a Milano, ossia la deportazione di esseri
umani verso i campi di sterminio nazisti .Si trova in uno
spazio originariamente adibito al carico e scarico di vagoni
postali, qui centinaia di deportati, ebrei, detenuti politici,
partigiani,trasportati su camion coperti, furono caricati su vagoni
merci, che venivano sollevati tramite un elevatore e trasportati così
al sovrastante piano dei binari, una volta posizionati sulla
banchina, i vagoni venivano agganciati ai convogli, diretti verso
destinazione ignota. Dal Binario 21, tra dicembre 1943 e gennaio1945
partirono 23 convogli diretti verso i campi di concentramento e di
sterminio di Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen e di Mauthausen, i
treni facevano sosta ai campi di raccolta di Fossoli e Bolzano, dove
caricavano altri deportati,poi riprendevano il viaggio verso
destinazione ignota. Il binario 21 è oggi in Europa l’unico luogo
delle deportazioni rimasto intatto. L’ultimo treno per
destinazione ignota partì il 15 Gennaio 1945.
Il
Memoriale della Shoah di Milano
Il Binario 21, oltre ad essere un luogo della Memoria, è diventato dal 2013 il Memoriale della Shoah di Milano, un’area museale non solo per rendere omaggio alle vittime dello sterminio, ma per non dimenticare. Il Memoriale si estende su una superficie di oltre settemila metri quadrati suddivisa in due piani, nel progetto sono stati mantenuti il più possibile intatti i luoghi originari proprio per mantenere l’identità del luogo di deportazione, sono stati, infatti, eliminati tutti gli elementi architettonici successivi aggiunti nel dopoguerra. Ad accogliere i visitatori sulla parete del corridoio che conduce al binario c’è una grande scritta INDIFFERENZA. Questa parola è stata scelta di proposito, è un atto di accusa nei confronti di tutte quelle persone che vedevano ciò che stava succedendo agli ebrei e rimanevano indifferenti.
Nel “cuore” del memoriale si trovano quattro carri merci dell’epoca, uguali a quelli che partirono alla volta dell’inferno. Tra il dicembre 1943 e il gennaio 1945 partirono da qui una ventina di convogli stipati di prigionieri, in ogni vagone stavano dalle 50 alle 80 persone, non c’erano finestre, se non qualche fessura, il viaggio durava 7 giorni e non tutti i deportati arrivavano a destinazione, anziani e malati giungevano morti.
Lungo il Muro dei Nomi si trova una grande installazione in cui sono riportati i nomi delle 774 persone che vennero deportate: in bianco le vittime e in giallo i pochi sopravvissuti (22), i nomi non sono statici ma vengono messi in evidenza a rotazione.
All’interno del memoriale c’è anche un luogo di riflessione, ricavato in una fossa di traslazione della stazione. Il suo interno è volutamente opprimente e buio (l’unico spiraglio di luce è una striscia che indica l’est) ed ha lo scopo di stimolare la riflessione ed il raccoglimento. perché il memoriale non vuole essere soltanto un monumento alla memoria di chi non c’è più, ma anche un luogo per riflettere: meditiamo che tutto ciò è stato. “ Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario “ ( Primo Levi )
Il Binario 21, oltre ad essere un luogo della Memoria, è diventato dal 2013 il Memoriale della Shoah di Milano, un’area museale non solo per rendere omaggio alle vittime dello sterminio, ma per non dimenticare. Il Memoriale si estende su una superficie di oltre settemila metri quadrati suddivisa in due piani, nel progetto sono stati mantenuti il più possibile intatti i luoghi originari proprio per mantenere l’identità del luogo di deportazione, sono stati, infatti, eliminati tutti gli elementi architettonici successivi aggiunti nel dopoguerra. Ad accogliere i visitatori sulla parete del corridoio che conduce al binario c’è una grande scritta INDIFFERENZA. Questa parola è stata scelta di proposito, è un atto di accusa nei confronti di tutte quelle persone che vedevano ciò che stava succedendo agli ebrei e rimanevano indifferenti.
Nel “cuore” del memoriale si trovano quattro carri merci dell’epoca, uguali a quelli che partirono alla volta dell’inferno. Tra il dicembre 1943 e il gennaio 1945 partirono da qui una ventina di convogli stipati di prigionieri, in ogni vagone stavano dalle 50 alle 80 persone, non c’erano finestre, se non qualche fessura, il viaggio durava 7 giorni e non tutti i deportati arrivavano a destinazione, anziani e malati giungevano morti.
Lungo il Muro dei Nomi si trova una grande installazione in cui sono riportati i nomi delle 774 persone che vennero deportate: in bianco le vittime e in giallo i pochi sopravvissuti (22), i nomi non sono statici ma vengono messi in evidenza a rotazione.
All’interno del memoriale c’è anche un luogo di riflessione, ricavato in una fossa di traslazione della stazione. Il suo interno è volutamente opprimente e buio (l’unico spiraglio di luce è una striscia che indica l’est) ed ha lo scopo di stimolare la riflessione ed il raccoglimento. perché il memoriale non vuole essere soltanto un monumento alla memoria di chi non c’è più, ma anche un luogo per riflettere: meditiamo che tutto ciò è stato. “ Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario “ ( Primo Levi )
Classe 3^C (scuola "Gennaro
Abbate")
Docente tutor Anna
Invidia
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